Si tratta un microrganismo, o meglio di microrganismi - poiché sono numerosi sia come varietà che come numero - di dimensioni comprese tra 0,5 e 1 micron (milionesimo di metro).
Il suo nome ci suggerisce che favorisce la vita (deriva da pro - a favore di - e dell’aggettivo greco βιωτικός, biotico, relativo alla vita). Infatti la presenza di determinati batteri nell’intestino è fondamentale per il nostro organismo, giocando il loro ruolo su tre fronti: da un lato impediscono la colonizzazione (infezione) da parte di altri germi dannosi, competendo direttamente con essi, dall’altro “allenano” il sistema immunitario a respingere gli stessi germi dannosi, infine con il loro metabolismo producono sostanze utili alla nostra chimica come la produzione di vitamine per esempio.
Un intestino che abbia una flora (l’insieme di microrganismi) equilibrata nella sua composizione e nella qualità del tipo dei batteri presenti consente una salute degna di questo nome. L’alterazione dell’equilibrio del nostro ”ecosistema microbico intestinale” porta a semplici fastidi o a vere e proprie patologie che si manifestano con diarrea, stipsi, infiammazioni della mucosa e via dicendo. La medicina conosce bene questo quadro ed è in grado di intervenire per ripristinare equilibri alterati con supplementi di batteri buoni: lattobacilli e bifidobatteri.
Tale dose orale di microbi amici deve necessariamente essere massicciamente numerosa per insediarsi in tutti i distretti intestinali, dal duodeno al colon, attraversando tutto il tratto digerente superiore: bocca, esofago, stomaco. Tra gli ambienti elencati lo stomaco è il più duro per la sopravvivenza dei batteri poiché la sua acidità è elevatissima (pH 1); tant’è che qui molti fermenti lattici vengono decimati.
Il gruppo di ricercatori dell’Università belga di Ghent con il Prof. Possemiers in testa ha escogitato un metodo per ovviare a questo inconveniente rendendo ai probiotici la vita un po’ più semplice. Ossia ha creato un vero e proprio “cavallo di Troia” in grado di “eludere” l’acidità gastrica.
Come? Diversamente dai soliti standard i batteri non sono stati aggiunti a una bevanda a base di latte ma sono stati incorporati nel cioccolato e ciò ha conferito una valida protezione dai succhi dello stomaco che hanno un acidità fin più marcata di quella di un limone. I risultati di questo interessante lavoro sono stati pubblicati sull’International Journal of Food Microbiology.
Nello studio si narra di una miscela di due batteri, il Lactobacillus helveticus CNCMI-1722 e il Bifidobacterium longum CNCMI-3470, incorporati nel cioccolato, sia fondente che al latte. Una parte della miscela è stata aggiunta a una bevanda al latte per creare un’alternativa utile al controllo. Per misurare la quantità di batteri durante il transito dell’apparato digerente è stato usato un simulatore SHIME (Simulator of the Human Intestinal Microbial Ecosystem), un’apparecchiatura che crea condizioni molto simili a quelle che si possono incontrare nell’ecosistema del tratto digerente umano.
I risultati ottenuti sono i seguenti; la sopravvivenza dei lattobacilli e dei bifidobatteri che transitavano nel cioccolato, protetti dalla matrice di burro di cacao, è stata rispettivamente del 91% e dell’80% rispetto al 20% e il 31% dei probiotici che si trovavano nel latte.
Lo studio apre nuove strategie per rendere più efficace il raggiungimento dei probiotici ai distretti del colon, e magari, più piacevole l’assunzione di questi piccolissimi ma utili esseri.
(Si ringrazia per la consulenza il Dr. Alberto Giardini – CSL)
Dante Bianchi
ARTICOLO PUBBLICATO SU GRAVITA' ZERO - DIVULGAZIONE SCINTIFICA
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